Potestà genitoriale

La Corte Suprema (CS) haassolto un padre che era stato condannatoper non andare a prendere la figlia adolescente quando lei lo chiamò da casa di un'amica chiedendogli di andare a prenderla. Il padre, nonostante l'insistenza della figlia stessa e della Guardia Civile, si rifiutò e alla fine fula madre a prendersi cura, poiché inoltre era lei a cui era stata affidata la custodia della minore.

Il tribunale penale condannò il padre con una multa per unreato di abbandono di minore(art. 226, 1 CP), ritenendo che non rispondere alla richiesta della figlia fosse un'inadempienza dei doveri genitoriali, anche se il padrecondivideva la potestà genitoriale con la madre.

Anche la Corte Provinciale haconfermato tale sentenza, basandosi sul fatto che il suorifiuto fosse stato intenzionale e costituisse un'indifferenza nei confronti della figlia.

Tuttavia, alla fine il caso è arrivato alla CS, che ha dato ragione al padre e lo ha assolto. La CS chiarisce che per considerare un reato di abbandono di minore non è sufficiente uninadempimento isolato o occasionale dei doveri come genitore, deve trattarsi di un comportamento grave, persistentee che metta effettivamente in pericolo il minore. In questo caso, la minore era al sicuro a casa di un'amica e, anche se il padre non voleva andare a prenderla, la madre poteva farloe non c'era un reale pericolo per la minore. Non era nemmeno chiaro quali fossero gli obblighi concretidel padre in quel momento. La Corte Suprema ricorda il

principio di "intervento minimo"del Diritto Penale, non ogni problema familiare deve finire nei tribunali penali e, solo se l'abbandono dei genitori è molto grave e mette veramente in pericolo i figli, può essere considerato un reato. In situazioni di conflitto nell'esercizio della potestà genitoriale tra genitori o tra uno qualsiasi di essi e figli minori, i nostri professionisti sapranno fornire una consulenza adeguata e la difesa dei propri interessi e di quelli dei figli